Stare a tavola nel cinema
Leggere in vacanza è un modo piacevole per trascorrere il tempo libero. Se poi si è cinefili come l'autore del libro "
Mangiare con gli occhi. Stare a tavola nel cinema" vale la pena immergersi nelle sue 128 pagine. C’è un filo rosso che lega il
cannibalismo in Greenaway a
Il pranzo di Babette? Come mangia Charlot una scarpa?
Perché Totò si riempie le tasche di spaghetti? E nel conflitto che Sordi apre con la Madre Americana perché vince la Madre Mediterranea?
In quale modo Pasolini fa di Stracci la metafora della bulimia? È innocente l’assenza del rito del mangiare in Almodovar?
Quale teatro dei conflitti aprono, a tavola, Fellini e Buñuel, Visconti e Bergman?
Il libro dell'autore Liborio Termine (casa editrice Le Mani) attraverso questi e altri interrogativi vuole essere un viaggio all’interno di un tema che mostra quanto la drammaturgia del film e l’antropologia della rappresentazione sappiano farsi specchio anche impietoso del nostro modo di vivere i disagi personali nei ruoli sociali che interpretiamo.
5 Agosto 2011