Rimanere significa esistere, ma viaggiare (con gusto) significa vivere.
Pensare al viaggio come forma di elevazione del pensiero non basta più. C’è una nuova categoria di esploratori che trova la motivazione per partire nel desiderio di mangiar bene. Sono i turisti del gusto.
A caccia di ristoranti stellati, di osterie nei borghi storici, di cucine a vista, di masserie agrituristiche, di menu a chilometro zero.
Girodegustatori per scelta fino a superare l’enoturista, colui che un tempo si muoveva alla ricerca delle strade del vino.
Oggi in Italia il turismo enogastronomico vanta un giro d’affari che oscilla dai 3 ai 5 miliardi di euro, grazie a 4/5 milioni dei turisti enogastronomici tra stabili ed occasionali che hanno scelto il Belpaese per viaggi wine & food, facendo registrare importanti cambiamenti di tendenza.
E’ scomparsa la scelta della vacanza verso il luogo “che va di moda”. Piuttosto il turista vuole l’inedito, la curiosità, vuole fare esperienze innovative, dando la caccia ai luoghi del gusto già su internet.
Tra le buone strategie commerciali si segnalano i cofanetti regalo che partono da 29 euro e contengono brunch in città, degustazioni per assaggiare la migliore cucina italiana, cene gourmet e serate etniche. Una vasta gamma per soddisfare il più bizzarro desiderio in fatto di gastronomia.
E il portafoglio piange? Considerando che il turista del gusto vuole qualità e non si basa su scelte superficiali, per conquistarlo occorre sapere essere bravi nell’offrire qualità.
Secondo la ricerca “Le fasce di reddito e la capacità di spesa del turista enogastronomico in Italia ed in Europa” di Mara Manente - direttore del Ciset (Centro internazionale di Studi sull’Economia turistica) e docente di Economia del turismo all’Università Cà Foscari di Venezia - quella del turista amante del wine & food è una delle tipologie più interessanti del settore, grazie ai suoi tassi di crescita superiori alla media: spendono 193 euro al giorno contro i 90 euro della media nazionale, ed così suddivisa: per il 16,8% è destinata all’acquisto di vino, per il 12,7% a quello di prodotti alimentari tipici, per il 10% a prodotti di artigianato locale, per il 20,8% alla ristorazione e per il 31,5% all’alloggio.
16 Giugno 2011
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