Il suo libro, dalle prime pagine, svela un passato di sensi di colpa, di bugie, di rifiuto del cibo. Un passato dove non si era liberi dal male di chi “non ha mai fame”.
Ora sa a cosa rinunciava: “Ho capito che tutto quel cibo era per me, basta concedersi. Ora vivo il mi corpo in maniera nuova, lasciandomi concupire dalla sua bellezza”.
Guardandola è una donna carica di vita e di sensualità; passionale, energica, traboccante nel suo corpo statuario e generoso. E’ una donna libera di mordere la vita…felice di possedere, come dice lei, un pezzettino di mondo.
E all’improvviso tutto ha avuto un senso? “Si perché a un certo punto – racconta Alessandra durante un recente laboratorio di cucina svoltosi in un ristorante di Carovigno (Kàrbina, in provincia di Brindisi) - lui ha cominciato a farsi bello, a riempirmi di profumo, ad ammiccare verso di me. E io sentivo il desiderio che cresceva, e immaginavo il momento in cui le mie mani sarebbero affondate dentro di lui, il momento in cui la mia bocca lo avrebbe sfiorato, il momento in cui mi avrebbe riempiento con il suo calore”.
Da allora è nata questa storia d’amore e di passione che Alessandra ha raccontato in “Morsi d’amore”. Una storia che dura ancora oggi, una passione che li rapisce in ogni momento e che dieci sere fà la scrittrice ha voluto raccontare nel modo in cui più ama incontrarsi con lui, ovvero mescolando e impastando le polpette in un ristorante di Carovigno.
Lo ha fatto prima lei, poi con il suo aiuto lo hanno fatto tutti gli altri, bendati, lasciandosi andare solo alle proprie mani e ai propri sensi, impastando con calma e ad occhi chiusi la carne ubriacata dal vino rosso.
“Mescolare è un’arte bellissima – racconta mentre il suo laboratorio prende forma - ci costringe a prenderci il tempo, ci costringe alla calma, a entrare il più possibile l’uno nell’altra, e a dichiarare il nostro amore continuamente”.
E’ una cucina sensoriale quella che Alessandra De Leonardis porta in scena da alcuni anni. Una passione, un hobby, un modo di sentire che ha iniziato a trasmettere agli altri attraverso alcune serate tematiche. Il cibo si prende cura di noi, e lei con Gotan Project come sottofondo, dà inizio allo show.
Visitate il suo sito www.morsidamore.it e provate a farlo anche voi ad occhi chiusi, dopo aver letto la seguente ricetta sensoriale che trovate a pagina 88 del libro:
MESCOLARE LE POLPETTE
“Le polpette si impastano con le mani. Nude. Ad occhi chiusi.
Serve un recipiente ampio, un piattino basso, mani disposte a tutto. Oltre alla carne macinata serve un uovo, pangrattato, parmigiano grattuggito, ½ bicchiere di vino rosso corposo, sale e pepe, foglie di prezzemolo tritate, aglio.
L’aglio si strofina all’interno del contenitore, con pazienza, sino a che il suo odore si attacca alla parete, si versa la carne sul fondo, la si ricopre di formaggio grattugiato, il pangrattato, le spezie
Si mescolano appena un pò e si aggiunge l’uovo e un dito di rosso. Il fondo del piattino basso si ricopre di altro vino rosso. Si intingono le mani nel piattino e si inizia ad impastare.
Non importa la maestria, non importa la forma della polpetta, importa quello che sentono le mani.
Le mani sprofondano nella carne, si stringono a pugno fino a sentirla scorrere fra le dita, poi ancora si distendono per stringerle, di nuovo…e impastano e impastano. Se troppo secche si ubriacano ancora nel vino rosso. Stringono e sprofondano e spingono e ancora...sprofondano…e ancora premono, le mani toccano come vogliono essere toccate, le mani sentono quando fermarsi. E allora sazie, afferrano dall’impasto la quantità nella misura di una noce e la fanno rotolare fra i palmi.
La polpetta è fatta!!!”
Intervista a cura di Sara Macchitella - redazione@italiaristoranti.info
30 Maggio 2011
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