Tuttavia, nonostante i buoni propositi, l’agricoltura e in particolare l’olivicoltura si scontra con la realtà del calo delle produzioni.
L’informazione scientifica ha ormai reso noto a tutto il mondo quanto l’olio d’oliva riduca il rischio di malattie cardiovascolari, ma l’olio continua ad essere croce e delizia dei produttori.
“Tutto questo ha una sua spiegazione - ha commentato il luminare Crepaldi - e va cercata nell’ambito economico. Gli spagnoli hanno più intraprendenza di noi. Guardate il New York Times: laddove c’è la pubblicità alimentare, l’olio è sempre spagnolo. Pertanto da ciò non si può prescindere per rilanciare la produzione dell’olio extra vergine. Interessante è un altro aspetto – ha aggiunto – negli Stati Uniti d’America e in Europa sta esplodendo il cibo biologico.
Un boom che da un punto di vista economico e imprenditoriale può contribuire al rilancio della produzione olivicola”.
Gli agricoltori sono dei mecenati perché tutelando il territorio fanno gli interessi del turismo che senza dubbio va laddove c’è il bello.
Ne è un esempio la piana degli ulivi secolari della Puglia che affascina visitatori con i suoi monumentali giganti del Mediterraneo, recentemente premiati dal WWF con il Panda d’Oro.
Ragion per cui nei giorni scorsi il Rotary International Distretto 2020 supportato dalle Istituzioni e dagli Enti ha invocato la necessità di candidare il parco agrario degli ulivi plurisecolari che si estende nel Salento tra i beni del patrimonio dell’Umanità.
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